Ci avviciniamo al Natale e per l’occasione vogliamo ricordare il Natale di San Luigi Scrosoppi; lo facciamo rileggendo e riflettendo su alcune sue parole.
“Fratelli, si avvicina il tempo della solennità stabilita dalla Chiesa Santa a memoria della venuta di Gesù Cristo in questo mondo, per liberarci dalla dura schiavitù in cui eravamo tenuti.
La venuta di Cristo in questo mondo, tanto desiderata dagli antichi Padri nostri è un testimonio dello svisceratissimo amore di Dio verso di noi.
Questa venuta del Divin Redentore è una venuta d’amore verso di noi sue creature, così noi dobbiamo coll’amore corrispondere a questo suo amore.
Perciò per prepararsi bene a questa solennità, io dico: “Fratelli, scuotiamo i nostri cuori e facciamoli sorgere dal letargo di tiepidezza in cui si trovano, si pensiamo di corrispondere a questo amore. E siccome amore ricerca amore, il modo di ben apparecchiarci a questa solennità deve essere d’aumentare gli atti di amore verso Lui”. (dal discorso di p. Luigi Scrosoppi su “L’Amor di Dio”, tenuto il 30 novembre1828)
La spiritualità di padre Luigi è estremamente semplice, è la spiritualità di ogni buon cristiano che crede in Gesù, Verbo di Dio fatto uomo per la salvezza degli uomini e lo ama.
Alcuni aspetti particolari della vita di Gesù trovano una profonda risonanza nel cuore di san Luigi, e sono quelli in cui Gesù si presenta obbediente, umile, povero, sacrificato.
San Luigi vuole farsi del tutto simile a Gesù, fino a perdersi in Lui e divenirne sua copia. Egli scopre la via maestra nell’obbedienza amorosa alla Parola di Dio: “Non hai gradito sacrifici, allora ho detto: Ecco io vengo, per fare o Dio la tua volontà” (Eb. 10, 6-7)
La sua vita è stata una risposta umile e continua al volere di Dio: “Non la mia ma la tua volontà sia fatta” ed un susseguirsi di Sì a Lui, alla Chiesa e ai fratelli. Gesù ha voluto nascere umile e povero nella grotta di Betlemme e ha scelto di vivere umile, nascosto, guadagnandosi la vita con il lavoro, a Nazareth. Padre Luigi lo contempla ed è trascinato a fare come Lui. Nel 1879 scrive una lettera ufficiale con cui consegna nelle mani della superiora di Udine tutto quanto possiede e diventa povero. Il suo primo biografo L. Tinti scrive: “… nel vestito era povero, talché non valevano le industrie delle Suore a fargli dimettere una veste consunta e logora; che se si accorgeva di un cambio segreto, restituiva tosto l’abito nuovo per riavere il vecchio rattoppato, ricordando ognora alle sue Figlie la povertà che regnava nella grotta di Betlemme e nella santa casetta di Nazareth.” (Tinti Luigi, “Memorie del Padre Luigi Scrosoppi D.O.”, Udine, Tipografia del Patronato, 1897, p.178)
Per amore alla povertà, proprio nella notte di Natale del 1845, p. Luigi vuole che accanto alla mangiatoia, dov’è deposto Gesù, le suore facciano le prime promesse di consacrazione al Signore; e tre anni dopo, sempre a Natale, firmino il primo documento che le costituisce in “un sol corpo” e con il quale si spogliano di quanto possiedono, mettendo in comune i loro beni. Si può dire che le Suore della Provvidenza nascono accanto a Gesù nella grotta di Betlemme.
A Nazareth Gesù si guadagna la vita come falegname, vivendo nel silenzio, per trent’anni.
Anche san Luigi, seguendo il suo modello Gesù, trascorre la vita in una continua laboriosità a favore dei fratelli; accetta il sacrificio quotidiano in umiltà, pazienza e silenzio.
“Fare, Patire, Tacere” è il suo motto.
Così insegna a fare anche alle suore:
“Prediletti temi delle istruzioni del Padre erano l’amore di Dio, l’unione con Dio, l’uniformare la propria vita alla vita umile, paziente e laboriosa di Gesù, di Maria e di Giuseppe. Quante applicazioni pratiche e pie non sapeva egli dedurne, a profitto delle sue Figlie, dalla Casetta di Nazareth.” (Tinti Luigi, “Memorie del Padre Luigi Scrosoppi D.O.”, Udine, Tipografia del Patronato, 1897, p.194)
San Luigi traeva larga linfa spirituale dall’amore e culto appassionato all’umanità di Cristo. Amava il mistero natalizio, gli piaceva far cantare la nascita del Signore. Forse Iddio permise per questo che il suo apostolato terreno si consumasse nel periodo del Natale del 1883, quando il padre, già malato, tenne una conferenza alle sue figlie; era l’ultima.
Sapeva di poter servire Cristo in tutti coloro che soffrono: le orfane, i poveri, gli ammalati. Essi rappresentavano il Cristo vivo verso il quale poteva esercitare la stupenda vocazione sacerdotale.
Voleva che anche le suore vedessero Gesù negli ammalati, che lo amassero e servissero nei poveri, questa era per lui l’unica risposta da dare al Padre che ci ha tanto amato da darci il suo unigenito Figlio.
“AMORE CERCA AMORE” (s. Scrosoppi L.)