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Un anellino può parlarci?

Mons. Guglielmo Biasutti, storico di San Luigi, presenta il piccolo anello con queste parole:” Un particolare soave ci mostra con quale spirito essi (i genitori) contrassero quel matrimonio. Fra i pochi oggetti familiari che don Luigi conservò con gelosa cura c’è un anellino d’argento, che – secondo un unito attestato in piena forma – era stato messo a contatto in un dì di marzo del 1802 nella cattedrale di Perugia, con l’anello attribuito allo sposalizio tra Maria ss. e s. Giuseppe”.

Antonia e Domenico volevano dunque costruire la loro famiglia guardando a quella di Nazareth e percorrendo lo stesso cammino di fede e di ricerca della volontà di Dio.

Un po’ Domenico doveva sentirsi come san Giuseppe nel dare inizio ad una famiglia nuova con un figlio, non suo. Carlo infatti era nato dal precedete matrimonio di Antonia con il nobile Francesco Filaferro, ma Domenico lo accolse e lo amò come suo figlio, facendosi attento custode e garante di quel giovane, che cresceva portando nel cuore il grande dono della chiamata divina.

Quando Luigi aprì gli occhi a questo mondo, respirò “Nazareth” in mezzo ai suoi e volle sempre costruire e ricreare intorno a sé il clima relazionale della santa Famiglia, dove tutto trovava armonia e unità in Gesù, il figlio di Dio incarnato. Quando si trovò ad essere fondatore di una nuova comunità religiosa, la volle espressione viva della santa Famiglia, nel clima spirituale e apostolico della comunità, nelle relazioni fraterne, nel rapporto educativo e di carità con le bambine, gli ammalati, le persone. Tutti dovevano trovare “casa” nelle sue istituzioni.

“La Provvidenza vi è Madre”, “Siete sempre le madri delle figlie del povero e derelitte” scriveva alle suore, e noi sappiamo che dove c’è una madre, c’è una casa, c’è una famiglia.

Avrebbe addirittura voluto che la cappellina di ogni comunità fosse costruita sul modello della casa di Nazareth, così come la possiamo vedere a Loreto. “Dove bastassero piccole Chiese, quale eccitamento alla devozione verso Maria SS.ma, si faranno sul modello della S. Casa di Loreto, procurando di ottenere quelle stesse Indulgenze che a detta Santa Casa sono state concesse”.(Cost.1862, cap.VI)

Naturalmente ben presto si rese conto che questo sarebbe stato impossibile da realizzare e allora tolse questa indicazione dalle Costituzioni e si accontentò di costruire una simile chiesetta nel paesetto di Orzano e lì volle essere sepolto.

Questo anellino che esprime l’affetto filiale di padre Luigi per i suoi genitori diventa per noi oggi un segno provvidenziale che ci chiede di essere ascoltato e capito, perché ha qualcosa di importante da dirci. Ci parla di un Dio incarnato, entrato nella storia quotidiana di ciascuno di noi per redimerla; ci ricorda il cammino umano del Figlio di Dio, accolto, accompagnato e amato da Maria e da Giuseppe, nella preziosità di ogni momento di vita; ci riporta a relazioni interpersonali costruite nell’amore e nel dono reciproco. Ci invita ad entrare nel Cuore di Dio Padre, nell’alleanza che da sempre Egli ha voluto stabilire con noi, come comunità di credenti e come singole persone.

La Famiglia di Nazareth è essenzialmente questione di cuore e va costruita prima di tutto nel cuore.

Sr. Adalberta Osquino

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