In occasione della festa liturgica di s. Luigi Scrosoppi, la parrocchia di s. Osvaldo in collaborazione con la comunità delle suore della Provvidenza di Udine, ha vissuto momenti particolari di conoscenza e di incontro con la spiritualità del santo friulano.
Questi momenti, da tempo pensati e programmati assieme alle suore, sono parte del cammino di formazione e di crescita nella fede all’insegna dei santi che la parrocchia di s. Osvaldo ha voluto attuare e vivere quest’anno pastorale.
Oltre alla benedizione della statua di s. Luigi, c’è stata la visita di giovani e ragazzi alla casa di san Luigi, accompagnati dai loro catechisti, Andrea e Sara e l’insediamento dalla statua di san Luigi nella parrocchia di s. Osvaldo.
La testimonianza di Sara e Andrea
“Nei pomeriggi di sabato 12 e 19 ottobre, due gruppi di giovani e ragazzi delle Parrocchie di San Paolo e Sant’Osvaldo hanno fatto visita alla casa delle suore della Provvidenza di Udine per conoscere il loro fondatore, San Luigi Scrosoppi. Attraverso le parole di suor Maria Rosa e le premurose attenzioni di suor Michela, abbiamo ascoltato la storia di Luigi, interiorizzato i suoi insegnamenti, pregato davanti all’urna che contiene le sue spoglie e, infine, visitato la chiesa dove abbiamo trovato un’opera che diventerà familiare nella nostra chiesa di Sant’Osvaldo: la statua di san Luigi che affettuosamente abbraccia una bambina. Il pomeriggio non poteva terminare senza una merenda preparata dalle suore, prima del saluto.
Nelle stanze che abbiamo percorso abbiamo incontrato un San Luigi più vivo che mai attraverso l’attualità dei suoi insegnamenti, le opere che le suore della Provvidenza continuano a portare avanti in tutto il mondo, le reliquie che sono conservate per la venerazione di tutti. La veste lisa a causa del lavoro quotidiano e le scarpe consumate sulle strade del Friuli, che padre Luigi percorreva facendo l’elemosina, sono il segno tangibile della Provvidenza a cui è intitolato l’Istituto delle suore di San Luigi. È sorprendente pensare come tra quei muri, in una semplice casa ai margini del centro storico della nostra piccola Udine, sia nata una storia di santità che molti di noi non conoscono e che si è diffusa – e vive ancora – in tutto il mondo.
Ognuno di noi, grandi e piccoli, si è portato a casa un ricordo speciale di questo pomeriggio: la storia del miracolo della farina o dello schiaffo ricevuto dal macellaio che poi diventerà il suo principale benefattore; la costruzione della piccola casa di via Scrosoppi; la testimonianza viva delle scarpe e della veste; il profondo significato delle parole pronunciate da Luigi in punto di morte e scolpite sulla sua urna “Carità, carità… Salvare le anime e salvarle con la carità”; l’importanza dell’istruzione e della formazione che diventano strumento di emancipazione per i più deboli (nel caso di Luigi, le bambine abbandonate nel Friuli dilaniato dalle guerre napoleoniche di metà ‘800); il miracolo che ha portato Luigi ad essere proclamato Santo nel 2001, unico Santo friulano “dei tempi moderni”; la passione delle suore che ci hanno accolto e hanno aperto le porte della loro casa.
La storia di san Luigi Scrosoppi merita veramente di essere conosciuta e valorizzata: riprendendo le parole di suor Maria Rosa, “dobbiamo voler bene a san Luigi” per ricambiare tutto il bene e l’amore che lui ha riversato nel recente passato sulla nostra città. Nelle scorse settimane abbiamo fatto un piccolo passo, e il prossimo arrivo della statua nella nostra chiesa parrocchiale sarà un altro momento importante con la speranza che i nostri ragazzi trovino in san Luigi un modello da imitare e un amico a cui rivolgersi nella preghiera.”
Domenica, 17 novembre 2024, la statua è stata collocata all’interno della chiesa di s. Osvaldo durante una sentita e partecipata Celebrazione Eucaristica presieduta da don Alessio Geretti.
Alcuni pensieri di don Alessio Geretti
“Nel volgere lo sguardo a san Luigi, rimaniamo particolarmente colpiti dalla sua speciale testimonianza. Prima di tutto in quell’uomo, udinese …, dobbiamo cogliere che fu affascinato dalla povertà di Gesù e fu tormentato dalla povertà degli uomini. … che si dimentica di sé, delle sue esigenze e ha a cuore solo gli altri. Luigi ha vissuto in questo modo e le sue scarpe logore e inguardabili e il suo mantello consunto e rattoppato che erano rispettivamente la disperazione del suo calzolaio e la preoccupazione delle sue ragazze, sono tra le reliquie di san Luigi, una delle poche cose più impressionanti di come e di quanto avesse preso sul serio la povertà di Gesù e il tentativo di essere una cosa sola con Lui. Ma se da una parte lo affascinò la povertà del Signore, dall’altra lo toccò la povertà degli esseri umani.”
Testo completo dell’omelia di don Alessio Geretti
Fratelli e sorelle amatissimi, abbiamo appena ascoltato la voce di Cristo che ci ha presentato uno scenario inquietante sul quale sentiamo di doverci interrogare. Gli astri che da millenni vediamo rifulgere infallibilmente, sempre nello stesso posto del cielo, a sentire di Gesù, sono anch’essi destinati allo sconquasso universale. Niente in questo mondo appare solido e sicuro, sappiamo che le cose di questo mondo sono affidabili fino ad un certo punto e sappiamo che ad alcune giornate solari e ad alcune notti stellate e serene, si contrappongono, nel cammino della nostra vita, giorni grigi e notti buie e pesanti. Il nostro cammino conosce l’ora della gioia e l’ora della prova.
Gesù non ci vuole angosciati. Il vero obiettivo della sua Parola è ricordarci che, anche quando tutto fosse sconvolto, anche quando tutto ciò su cui contavamo ci abbandonasse, Lui non ci abbandonerà mai.
La sua Parola rimarrà per sempre, la sua presenza ci accompagnerà per sempre, il suo amore ci guiderà continuamente. Quando vedete tutte queste cose, sottolinea Gesù, sappiate che io sono vicino.
In ogni prova, in ogni sconvolgimento, basta che allunghiate la mano e potete stringere la Sua. Questo sentimento certo della sua Provvidenza, del suo amore che non ci lascia mai soli e mai ci perde di vista, si fa più forte nella nostra vita, grazie alla compagnia e all’esempio dei Santi.
Avete fatto molto bene in questo anno, nella vostra comunità di sant’Osvaldo, a ripercorrere lo splendore di alcuni uomini e di alcune donne, per i quali è stato vero quello che ha detto oggi la prima lettura: “i saggi risplenderanno come astri nel firmamento”. Nella vita di queste persone, come quella di san Luigi Scrosoppi in modo particolare, abbiamo visto brillare la luce di Dio che, quando in un uomo trova spazio, fa meraviglie in mezzo alla gente.
Ma ancora prima di considerare le meraviglie e gli insegnamenti di questi santi, noi sperimentiamo come dono della Provvidenza la loro prossimità. Nel nostro cammino non siamo soli, siamo accompagnati anche dalla loro alleanza, nascosta allo sguardo, ma percepibile al cuore.
A volte diciamo a noi stessi: “non so a che santo votarmi!” È una espressione proverbiale, ma che fa trapelare alla nostra coscienza di essere sempre, lungo il cammino, affiancati da amici invisibili che, in determinate circostanze, possiamo coinvolgere nelle avventure che stiamo affrontando.
Quando costruiamo delle case nella nostra città, queste possono sorgere e svilupparsi una accanto all’altra e restare una accanto all’altra per decenni, a volte per secoli, ma non entrerà mai una nell’altra. Quando invece gli esseri umani si fanno prossimi, entrano gli uni negli altri. Si congiungono in un mistero di comunione che neanche la morte può interrompere.
Quando, dopo aver ricevuto l’Eucarestia, scopriremo l’immagine di san Luigi, nel vostro cuore scoprite in un istante le immagini di tutti i santi della vostra vita e di tutti i santi di casa vostra.
Gente semplice e nascosta, di cui il mondo non si è accorto, ma che lo fa andare avanti, nonostante tutta la follia che continuamente lo sconvolge.
Gente che non si è mai allontanata da Dio ed è sempre vicino a voi. In certi momenti della vostra vita, se vi arrivano certe grazie, è perché chi vi ha preso a cuore da un sacco di tempo, le sta domandando e organizzando per voi.
E se il male a volte non ti colpisce con tutta la sua violenza è perché qualcuno di loro riesce a ripararti un po’. Che commozione quando, varcando la porta del Cielo, scopriremo in quanti momenti della nostra vita quegli amici invisibili, che non ci avevano mai dimenticato, hanno lavorato per il nostro bene.
Nel volgere poi lo sguardo a san Luigi, rimaniamo particolarmente colpiti dalla sua speciale testimonianza. Prima di tutto in quell’uomo, udinese come gran parte di noi, dobbiamo cogliere che fu affascinato dalla povertà di Gesù e fu tormentato dalla povertà degli uomini.
Fu prima di tutto affascinato dalla povertà di Gesù: era il segno, ai suoi occhi, del Figlio di Dio che si affida totalmente alla Provvidenza del Padre. E dunque si dimentica di sé, delle sue esigenze, ha a cuore solo gli altri perché a lui provvederà il Padre.
Luigi ha vissuto in questo modo e le sue scarpe logore e inguardabili e il suo mantello consunto e rattoppato, che erano rispettivamente la disperazione del suo calzolaio e la preoccupazione delle sue ragazze, sono tra le reliquie di san Luigi, quelle che più ci fanno toccare con mano come e quanto egli avesse preso sul serio la povertà di Gesù e il tentativo di essere una cosa sola con Lui.
Ma se da una parte lo affascinò la povertà del Signore, dall’altra lo toccò la povertà degli esseri umani. Nei suoi tempi e per certi versi forse anche nei nostri, in maniera differente, il Friuli pativa diverse miserie. Era una terra tormentata da conflitti e a volte carestie, pandemie che mietevano vittime e moltiplicavano le cause di miseria. Poi si sa, in questo mondo, i forti si difendono e i poveri invece di solito diventano sempre più poveri. Lui con gli occhi del cuore s’accorgeva dei poveri del suo tempo. Cosa non del tutto scontata.
Napoleone aveva chiuso a Udine nove case religiose, due delle quali si occupavano della buona educazione di ragazze ricche e agiate, quattro si occupavano dell’educazione di ragazze che provenivano dalla classe media, due si occupavano di esigenze liturgiche delle chiese della città, e una soltanto si occupava delle ragazze povere. Luigi sentì come un’urgenza, quella delle così dette “derelitte”, di ragazze non solo proveniente dalla miseria materiale, ma ancora più insidiosa e grave, la sensazione di essere inutili e di non importare a nessuno, questa è la peggiore delle miserie.
E con nove giovani nel 1837, iniziò l’avventura con alcune derelitte che poi divennero più di trecento.
Chi lo aveva affiancato in questa opera ardita, quasi un po’ pazza, ne fu così conquistato, da dedicare tutta la sua vita al Signore e a quelle povere bambine.
Contemplare questo è per noi una provocazione meravigliosa e potente, soprattutto in questa società, che si dice progredita, ma che si dimostra invece squinternata, ci abitua a sfiorarci senza nemmeno accorgerci gli uni degli altri. In questo mondo teoricamente civilissimo, puoi morire in mezzo alla piazza e nessuno si volta.
Anche in questo tempo, anche in questa città, c’è povera gente che aspetta persone con un cuore grande. Chiediamo il dono di avere occhi aperti e mani al cuore. Lui lo ha sempre fatto con coraggio e con uno sconfinato affidamento nella Provvidenza.
Gli fu necessario il coraggio sia per affrontare le difficoltà materiali, sia per affrontare le ostilità.
Ha dovuto attraversare la stagione in cui l’Italia, appena unificata e piuttosto anticlericale nei suoi vertici, gli chiuse perfino l’opera e sciolse la compagnia religiosa della quale faceva parte, gli oratoriani di san Filippo Neri. Ma non si diede per vinto, da buon friulano era cocciuto più dei sabaudi e dei massoni e trovò il modo di mandare avanti la sua opera. Non si arrese.
Quando sappiamo di avere una missione buona, bisogna andare fino in fondo, non importa se non vediamo subito i frutti o se dobbiamo patire qualche contrasto, se è una cosa buona che il Signore ci ha chiesto, andiamo fino in fondo, con passione e con una bellissima testardaggine.
Nello stesso tempo aveva una sconfinata fiducia nella Provvidenza, la certezza cioè che il Signore, se ha iniziato una cosa, sa bene come portarla a termine, passo dopo passo Lui apre la strada anche dove sembrava tutto impossibile.
Non vale solo nella storia radiosa di san Luigi, ma anche in quella di ognuno di noi, che, se abbiamo imparato a fidarci di Dio, abbiamo tante volte sperimentato le sue commoventi sorprese.
Vi invito allora, carissimi amici, ad ammirare questa figura, ad imparare da lui, a conoscerne la vita fino nei dettagli perché ogni pagina è una lezione indimenticabile e commovente e a considerarlo un amico carissimo al quale confidare tutto e al quale chiedere ogni aiuto di cui avete bisogno.
Se in terra quando aveva comunque forze limitate ha fatto tanto, figuratevi adesso che è nella gloria, quanto di più potrà fare per quanti gli chiedono una mano.
Fidiamoci dei Santi, cercando di avere gli occhi aperti per i poveri del nostro tempo. Fra i tanti mi sento di indicarvi le derelitte e i derelitti di oggi, perché anche oggi ci sono tanti, anche ragazze e ragazzi che sono nella miseria più nera, non tanto dal punto di vista materiale, ma vivono crescendo in vuoto spirituale e in uno sconquasso affettivo totale. Costretti ad assistere molte volte all’egoismo dei loro adulti di casa, ne pagano le conseguenze e vanno avanti con una forza incredibile, ma portandosi dietro delle profonde ferite nell’anima.
Esperienze del genere possono candidare a diventare un giorno i disperati o i rabbiosi di domani. I nostri ragazzi hanno bisogno di adulti che li vedano e che, quando li vedano un po’ dispersi e soli, anche se sembrano strani, li avvicinano con tenerezza.
Abbiate questa carità! (Da registrazione, testo non corretto dall’autore)
Alla fine della celebrazione eucaristica, Sr. Maria Rosa, a nome di tutte le suore della Provvidenza, ha rivolto un vivissimo grazie ai sacerdoti celebranti, al coro che ha animato la s. Messa e ai fedeli presenti, invitando tutti a sentire s. Luigi come una presenza viva, alla mano, “che può essere pregato, invocato, benevolmente disturbato e anche imitato da ciascuno di noi”.