L’Oratorio di San Filippo di Udine e San Luigi Scrosoppi

Nell’archivio storico del Centro San Luigi Scrosoppi si conservano alcuni documenti relativi all’Oratorio di San Filippo Neri di Udine, di cui fecero parte sia padre Carlo Filaferro, fratellastro di padre Luigi, che padre Luigi stesso.
L’Oratorio di Udine era sorto nel 1629 e nel 1638 si aggiunse anche la comunità della «Congregazione dell’Oratorio». Si trattava un gruppo di preti e di confratelli laici che facevano vita comune senza emettere voti religiosi, nello spirito di san Filippo Neri. Le riunioni dell’Oratorio di Udine avvenivano nella chiesetta della Compagnia del Crocifisso, ma nel 1643 l’Oratorio ottenne una propria sede nell’antica chiesa di s. Maria Maddalena, situata dove oggi sorge il Palazzo delle Poste.
Per regola i membri della Congregazione dovevano essere abbastanza abbienti e le loro rendite restavano a beneficio della Congregazione stessa o andavano in opere di carità. I preti che ne facevano parte esercitavano il ministero sacerdotale gratuitamente, senza alcun interesse economico.

Padre Carlo Filaferro fu accolto nella Congregazione dell’Oratorio di Udine nel 1806, fu ordinato sacerdote nel 1809 ma nel 1810 la Congregazione fu soppressa dalle leggi napoleoniche. I padri della comunità dovettero abbandonare la casa; alcuni rientrarono nelle loro famiglie, altri furono ospitati presso privati. Padre Carlo si stabilì presso la madre Antonia Lazzarini e il patrigno, Domenico Scrosoppi. La chiesa di s. Maria Maddalena rimase tuttavia aperta al pubblico e alcuni padri continuarono a svolgere in essa gli uffici liturgici.
Dopo il crollo del regime napoleonico, i padri dell’Oratorio cercarono di ricostituire la Congregazione, ma solo nel 1842 l’Imperatore d’Austria ne approvò il ripristino. La burocrazia frappose molti ostacoli e la consegna della chiesa avvenne nel 1846. Padre Carlo morì nel 1854 e non fece in tempo a vedere la fine dei lavori di ripristino che furono assunti e portati a buon fine sotto la direzione di Padre Luigi, nominato nuovo preposito della Congregazione.

Gli anni a seguire non furono felici; la Congregazione non vivrà a lungo e sarà soppressa in seguito agli avvenimenti politici del 1866. La legge del 7 luglio 1866, infatti, estese a tutto il Regno d’Italia le leggi già emanate negli Stati Sabaudi sulla soppressione delle Corporazioni e Congregazioni Religiose e sulla “conversione” dei loro beni allo Stato.
Padre Luigi fu avvisato dell’imminente soppressione, tramite una nota, dalla Regia Intendenza di Finanza di Udine del 21 dicembre 1866; egli rispose, la vigilia del Natale, dichiarando che i Filippini, non essendo legati da voti, né aventi patrimonio comune, non erano soggetti a quella legge. Fece tutti gli sforzi possibili per salvare la Congregazione o almeno la Chiesa di Santa Maria Maddalena; con i prepositi di Chioggia, di Venezia, di Padova tentò di far dichiarare i Filippini esenti dalla legge. Il tentativo fu vano e il 2 aprile 1867 presentò la denuncia dei beni mobili ed immobili della Congregazione, insieme ad una lettera nella quale spiegava: “…il sottoscritto Padre Preposito, in ossequio alle Leggi divine ed ecclesiastiche, protesta che deve prestarsi a tali atti e conseguenti volutisi, per la sola necessità di evitare mali maggiori, e per non recare più grave danno ai membri di questa Congregazione dell’Oratorio”.

Ad aprile del 1867 ci fu la confisca e lo sfratto, la Chiesa venne chiusa. Nel luglio del 1868 ci furono due petizioni, da parte dei cittadini udinesi, per fare riaprire la chiesa ma fu tutto inutile. Non si salvarono nemmeno gli arredi sacri della chiesa di S. Maria Maddalena che erano di proprietà privata, solo le reliquie vennero recuperate (sono attualmente custodite presso l’Istituto delle Suore della Provvidenza di Udine) e i beni finirono all’asta. Padre Luigi inviò qualcuno per ricomprare l’altar maggiore ed altri oggetti, fra i quali i quadri del Sacro Cuore di Gesù e del Cuore di Maria, che vennero comperati da lui assieme ai suoi amici, mons. Cernazai, mons. Someda, Don Tomaso Turchetti ed i signori Puppati, Fior e Luigi Zamparo.
Padre Luigi volle riscattare l’altare per il suo grande valore storico e simbolico, ma anche perché su di esso sia lui che padre Carlo avevano ufficiato la loro prima Messa e avevano celebrato l’Eucarestia per tanti anni, assieme ai fedeli di Udine. L’altare era opera del Torretti e, da documenti conservati presso l’archivio delle Suore della Provvidenza, risulta che fu venduto alla fabbriceria della chiesa di Artegna nel 1896, dove ancora oggi si trova.
Il Governo cedette la chiesa al Municipio “a scopo di pubblica utilità” ed il Municipio ne fece una palestra. La chiesa e la casa della Congregazione dei Padri Filippini furono demolite dopo la guerra del 1915- 18, nel 1926 sorse il Palazzo delle Poste opera dell’architetto D’Aronco.

Incisioni raffiguranti episodi della vita di S. Filippo Neri. In esse si legge: “Pietro Antonio Novelli inventò e disegnò, Innocente Alessandri scolpì in Venezia nel 1787”.

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